martedì 16 settembre 2008

LA MOSTRA: "MI PIACE UN CASINO"


Mentre il ministro per le pari opportunità sta per presentare un disegno di legge al Parlamento……
Il fascino del peccato rivive e si racconta in una mostra con arredi e oggettistica che trionfavano nelle alcove del piacere, dalla Belle époque fino al tramonto, decretato dalla legge Merlin, nel 1958. Il titolo della originale esposizione non lascia adito a equivoci: "Mi piace un casino" e sarà inaugurata a Milano, il 19 settembre prossimo (e visitabile fino al 3 dicembre 2008), presso la galleria "Crazymport", in via Panzeri 10, e sarà possibile osservare i reperti d’epoca, ormai introvabili, provenienti soprattutto dalle rinomate case di tolleranza dell’epoca.
Il gaudente percorso dell'amore a pagamento, che ai settantenni rievocherà sortite giovanili, cominciava con l'immancabile bancone della maitresse, di solito una ex, ormai non più in grado di suscitare tentazioni, al cui fianco stavano il tariffario e l'avviso per le norme igieniche. Nel salottino d'attesa, squattrinati studenti universitari facevano "flanella" sbirciando nei generosi decolleté o pregustando minuti d'amore fra calze a rete coronate dalle giarrettiere. Ma i vellutati divani dai quali ammiccavano le giovani ospiti in desabillé accoglievano anche ruvide uniformi grigioverde di militari in libera uscita, raffinati gessati di commendatori o rattoppati abbigliamenti di contadini, secondo il prestigio della "Casa". Da lì qualche cliente spinto da eccessivo bollore raggiungeva la camera con la cintola già allentata, creando il genere degli "amanti con pedalino". Poi, data l'esenzione dal sacramento della confessione per chi si recava al bordello, ben altre vesti, e con molti bottoni, scivolavano furtive negli appartamenti della trasgressione per consolare il proprio corpo anziché le altrui anime. Infine nella mostra riappare la stanzetta del voyeur: da un ingannevole specchio si potevano sbirciare le ragazze durante gli "intrattenimenti" fra cuscini frangiati e coperte in raso su letti in vago stile impero. Tra quadri e stampe erotiche, non manca una discinta giovane accanto al mussoliniano "tenere duro", che in quegli ambienti doveva suonare come missione oltre che come esortazione. E dopo lavabi d'epoca, abat-jour e separé, ecco le famose “marchette”: i dischi metallici con un foro al centro e il nome della maison che provavano l'avvenuto pagamento della prestazione d'amore. Ma tutto era ovattato dalla misura e dal garbo.

Nessun commento: